Questo progetto ha avuto uno sviluppo singolare che lo ha reso particolarmente impegnativo e stimolante. Innanzitutto, il briefing è andato oltre la solita prassi ed è stato completato da una fase di dialogo molto fruttuosa. Secondariamente la sua rielaborazione ha richiesto un’attenzione particolare perché è un’attività nella quale, ovviamente, la componente personale è molto forte.
Lavorare su di un logo “non aziendale” nel senso stretto del termine, necessita di una delicatezza in più. Un cliente che parla dell’azienda racconta una sua creatura, il counselor è “l’azienda”, ma ovviamente non è solo quello. Ci si muove su delicati equilibri perché il limite tra valori personali e professionali è sfumato e distinguerli è fondamentale.
L’altra sfida era legata all’argomento: il counseling; non conoscendo la materia, il rischio di assimilarla ad altre più note era concreto. Questo stesso rischio si rifletteva nello studio della comunicazione perché l’ambito dell’aiuto in campo relazionale e motivazionale è molto complesso. Serviva una comunicazione delicata e intrigante per avvicinare il cliente senza farlo sentire “minacciato” evitando l’attivazione di meccanismi di autodifesa. Pertanto, avendo luoghi pubblici come contesto relazionale, volutamente la cover del depliant non è didascalica ma punta a catturare l’attenzione.